Questo numero monograico nasce da un obiettivo di ricerca, condiviso dai curatori, intorno alle forme e ai risultati raggiunti da più di tre decenni di sperimentazioni di arti performative nei contesti scolastici e formativi. Il tema è particolarmente sentito oggi, alla luce del crescente processo di frammentazione culturale e di individualizzazione, che fa lievitare anche nella scuola una domanda diffusa di attenzione all’individuo nella sua globalità e alla qualità delle sue relazioni, domanda che può arrivare a mettere in secondo piano la trasmissione di contenuti e la performance accademica. Portatori di tale domanda sono, di volta in volta, gli allievi (in particolare coloro che faticano a stare al passo con le tempistiche di una formazione standardizzata), le famiglie (al centro di un nuovo protagonismo nel rapporto con la scuola, non sempre costruttivo) e le organizzazioni formative (istituzioni scolastiche, servizi educativi, enti locali ecc.), queste ultime sempre più alla ricerca di buone pratiche ossia di modalità eficaci, eficienti e riproducibili, per rispondere ai bisogni dell’utenza evitando sprechi e dispersione di risorse.
Sulla scorta della riflessione fenomenologica francese il saggio cerca di pensare il teatro oltre il concetto di rappresentazione della presenza – che è alla base delle forme tradizionali fondate sul principio della delega e ormai prive di prerogative di partecipazione rituale – laddove l’esperienza del teatro sociale oppone invece una corporeità come geroglifico: una carne come consegna dell’Essere, condizione di possibilità dell’apparire fenomenico. Il teatro sociale, come teatro della consegna, si colloca sul versante della vita, nei suoi risvolti di concretezza pratica, nel contesto dell’azione che caratterizza il fluire delle nostre esistenze chiamate a decidere sempre più rapidamente, in contesti di conflitto e di contraddizione, fra norma universale e contingenza locale.
On the basis of the French phenomenological reflection, the essay tries to rethink theatre going beyond the concept of representation of the presence – that is the basis of traditional forms based on the principle of delegation and deprived of the prerogatives of ritual participation – while the experience of social theatre opposes instead of a corporeality as hieroglyphics: flesh as delivery of the Being, condition of possibility of the phenomenal appearance. The social theatre, as a theatre of delivery, places itself on the side of life, in its implications of practical concreteness, in the context of the action that characterizes the flow of our lives increasingly called upon to decide quickly, in contexts of conflict and contradiction, between universal rules and local contingency.
La Scuola dell’infanzia definisce ormai da tempo, lungo un percorso virtuale che va almeno dagli Orientamenti per la Scuola materna del 1991 alle più recenti Indicazioni per il curricolo per la Scuola dell’infanzia del 2007, il proprio principale obiettivo in un’educazione orientata allo sviluppo armonico e globale della persona in quanto essere unico e irripetibile. Nella Scuola dell’infanzia milanese, a partire dalla fine degli anni Ottanta, si sono sviluppate proposte didattiche che hanno sempre meglio focalizzato modi e significati del fare teatro con i bambini. A partire dalla ricostruzione di alcuni di questi progetti didattici storici, presentati attraverso le documentazioni e le riflessioni di testimoni che le hanno promosse o attivate, il contributo intende mettere in evidenza le potenzialità della proposta teatrale nella scuola dei più piccoli, nella quale i linguaggi teatrali possono costituire un’occasione privilegiata di conoscenza, anche per la valorizzazione che consentono delle dimensioni sensoriali ed emotive.
The Kindergarten, along a virtual path going at least from the Guidelines for Preschool in 1991 to the most recent Guidelines for the Curriculum for Kindergarten in 2007, has long defined its main objective in an education oriented toward the harmonious and comprehensive development of the person as a unique and unrepeatable being. In Milan, since the late eighties, the Kindergartens have developed educational proposals that have more and more focused ways and meanings of making theatre with children. Starting from the reconstruction of some of these historical educational projects, presented through the documentation and reflections of the witnesses who have promoted or activated them, the essay highlights the potential of the theatrical proposal in the children school, in which the theatrical languages can be an excellent opportunity for knowledge, even for the development of sensory and emotional dimensions.
Che accade nel sistema-scuola quando il tempo e gli spazi dell’apprendimento vengono ‘occupati’ dal teatro al posto delle discipline di studio? È possibile verificare se i bambini apprendano di più e meglio? Come reagisce la comunità scolastica ‘attraversata’ da un sapere esperienziale diverso da quello tradizionale veicolato mediante i libri di testo? È quanto si è cercato di verificare nel progetto «Teatro e apprendimento», una sperimentazione realizzata in 4 scuole elementari del Canton Ticino nell’a.s. 2007/2008, con supporto del Fondo nazionale svizzero per la ricerca applicata. Il gruppo di progetto della Scuola Teatro Dimitri di Ascona ha coinvolto un centinaio di scolari nella creazione di spettacoli ispirati ad un testo classico, le Metamorfosi di Ovidio, preceduti da un’intensa attività di laboratorio (100 ore per classe). Il percorso è stato monitorato da una sistematica documentazione, raccolta e analisi di dati. Dopo la presentazione delle ipotesi di lavoro circa il rapporto teatro-apprendimento e una descrizione delle attività del progetto, in questo saggio si discute del contributo del teatro come prodotto e come processo, nella trasformazione (‘metamorfosi’) dei soggetti e del contesto scolastico, suddividendo gli esiti in tre filoni: impatti sui bambini (nuovo rapporto tra oralità e scrittura, confronto con la parola poetica e la cultura adulta, nuovo rapporto io-corpo-mente); impatti sugli insegnanti e sulla comunità scolastica (resistenza al cambiamento, difesa istituzionale, scoperta della dimensione estetica e senso di appartenenza alla comunità di apprendimento).
What happens in the school system when time and spaces are ‘occupied’ by the theatre instead of the learning disciplines? Is it possible to check if the children learn more and better? How does the school community react, when ‘crossed’ by an experiential knowledge conveyed by means other than traditional textbooks? This is what we tried to check in the project «Theatre and Learning», an experiment carried out in 4 primary schools in the Canton Ticino in the school year 2007/2008, with the support of the Swiss National Fund for applied research. The project team of the Scuola Teatro Dimitri in Ascona has involved hundreds of students in the creation of shows inspired by the classic book of Ovid’s Metamorphoses, preceded by an intense laboratory activity (100 hours per class). The path was monitored by systematic documentation, data collection and analysis. After the presentation of the working hypothesis about the relationship between theatre and learning and a description of project activity, in this paper we discuss the contribution of the theatre as a product and as a process, in the transformation (‘metamorfosi’) of the subjects and the school context, dividing the results into three strands: impacts on children (new relationship between orality and writing, comparison between the poetic word and the adult culture, new I-body-mind relationship); impacts on the teachers and the school community (resistance to change, defence of institutions, discovery of the aesthetic dimension and sense of belonging to the learning community).
Studi più che decennali sull’importanza del teatro nella prassi pedagogica non hanno fatto superare le sostanziali resistenze che l’istituzione scolastica continua a manifestare verso le arti performative. Attraverso una narrazione sommaria dell’esperienza teatrale fatta a Bergamo da un gruppo di alunni nei tre anni della scuola secondaria di primo grado con un insegnante conduttore, il saggio evidenzia come questo percorso li abbia accompagnati nella costruzione più armoniosa della propria identità; come l’esperienza di scrittura collettiva sia stata significativa sia per il gruppo dei partecipanti, sia per l’istituto che li ha visti progredire. La pratica teatrale si è ben inserita nella routine della classe, grazie alla figura dell’insegnante conduttore, che non è un esperto esterno ma è parte integrante del corpo professionale. In questo modo, l’esperienza è riuscita a soddisfare molte delle Indicazioni per il curricolo, che rivelano però anche uno sfondo teorico ‘ostile’ al teatro. La riflessione sul coinvolgimento simbolico evidenzia come la pratica teatrale possa contribuire a conferire ‘senso’ all’esperienza scolastica e umana in generale, a superare la frammentazione dell’essere e del sapere.
More than ten-year studies on the importance of theatre in pedagogical practices have not overcome the substantial resistance that the school system continues to show towards the performing arts. Through a concise narration of the theatrical experience made in Bergamo by a group of pupils in the three years of the secondary school with a teacher conductor, the paper shows that this path has accompanied them in a more harmonious construction of their identity; and how the collective writing experience was significant, both for the group of participants, and for the institution that has seen them progress. The practice of acting is now well into the routine of the class, thanks to the figure of the teacher leader, who is not an outside expert but an integral part of the professional body. In this way, the experience has answered many of the Guidelines for the Curriculum, which, however, also reveals a theoretical background ‘hostile’ to the theatre. The reflection on the symbolic involvement shows how the theatrical practice can help to give ‘meaning’ to the school and human experience in general, to overcome the fragmentation of knowledge and being.
L’integrazione sociale nella società mediatizzata e globalizzata è questione politica, sociale, culturale e quindi educativa. Bisogna tener conto che la comunicazione non è riducibile alla pura informazione o alla trasmissione di saperi e tecniche. Senza ascolto e incontro tra alterità, non ci può essere comunicazione e ancor meno interculturalità. Il teatro si pone come il miglior strumento di dialogo, reciprocità, scambio, ri-conoscimento, integrazione. Nel saggio si illustrano coordinate educative ed esperienze didattiche teatrali, per attuare gli elementi della dimensione interculturale nella scuola con preadolescenti: laboratori teatrali di gioco cooperativo; attività di auto-svelamento, affrontando pregiudizi e stereotipi in attività di de-costruzione; espressione corporea in alfabetizzazione ed utilizzo di intelligenza emotiva; teatro e lingua con la lettura pubblica che, agendo sui valori della voce e non solo della parola, sfonda le frontiere culturali; epica e mitologia non solo occidentali operando raffronti con la modernità e l’oggi sociale. Per ribadire l’unità della diversità come obiettivo e prassi del teatro di comunità, del teatro a scuola, del teatro interculturale.
The social integration in the media and globalized society is a political, social, and cultural issue, and thus, educational. We should bear in mind that communication is not reducible to pure information or the transmission of knowledge and techniques. Without listening to and meeting otherness, there may be even less communication and intercultural awareness. The theatre stands as the best tool for dialogue, reciprocity, exchange, re-cognition, integration. In the paper, we illustrate educational coordinates and theatre teaching experiences, to implement the elements of the intercultural dimension in the school with pre-teens: drama workshops for cooperative play, self-disclosure activities, dealing with prejudices and stereotypes in de-construction activities; bodily expression in literacy and use of emotional intelligence; theatre and language with public reading that breaks cultural boundaries acting on the values of voice and not only of speech; epic and mythology not only Western, making comparisons with modernity and the present society. To reaffirm the unity of diversity as a goal and the practice of community theatre, school theatre, and intercultural theatre.
Il saggio avvia una prima indagine sull’esperienza di teatro sociale comunitario realizzata nel territorio mantovano a partire dal 1995 fino ai giorni nostri, mettendo in luce come l’esercizio diretto delle funzioni teatrali dell’attoralità, autoralità e spettatorialità abbia prodotto risorse sociali e comunitarie. In particolare questi processi si sono mostrati capaci di offrire le condizioni per sperimentare modalità innovative di relazione tra i soggetti, individuali e collettivi, ma anche pubblici e privati, sostenendo l’invenzione di nuove forme di socialità e la legittimazione alla produzione culturale di alcuni soggetti normalmente periferici o esclusi. Inoltre si è evidenziato il ruolo importante della scuola che, comunità anch’essa, ha mostrato inedite capacità di co-autoralità dei processi culturali locali, coinvolgendo e alimentando la partecipazione attorale e autorale sia dei singoli e privati che delle istituzioni nella creazione di un tempo di comunità.
The essay starts a first survey on the experience of social community theatre in the territory of Mantua from 1995 to the present day, highlighting how the direct exercise of the theatrical functions of actoriality, authorship and spectatorship has produced social and community resources. In particular, these processes have been shown capable of providing the conditions to test innovative ways of relation between subjects, individual and collective, but also public and private, claiming the invention of new forms of sociality and legitimating the cultural production of some subjects that are usually peripheral or excluded. It has also highlighted the important role of the school that, being also a community, has shown unprecedented ability to co-authorship of the local cultural processes, involving and nurturing the actorial and authorial participation both of individual and private and institutions in the creation of a community moment
Se il valore delle attività teatrali nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado è un dato ormai ampiamente acquisito, marginale sembra essere il riconoscimento del valore di tali attività all’interno delle scuole secondarie di secondo grado. L’esperienza sviluppata a partire dal 2006 all’interno di Progetto LAIV – Laboratorio delle arti interpretative dal vivo, promosso da Fondazione Cariplo, ha rilevato come la peculiarità dell’esperienza teatrale, che si fonda sulla crescita emotiva, fisica e relazionale del singolo all’interno di un lavoro corale e collettivo, si scontri con un’istituzione che rimane in molti casi ancorata ad una visione selettiva dell’educazione e ad un processo educativo che basa il successo formativo su di un sapere puramente cognitivo. Il presente lavoro indaga le strategie messe in atto da Progetto LAIV per un maggiore riconoscimento del valore formativo di tali esperienze e della loro capacità di incidere sul benessere scolastico e sull’acquisizione di competenze di cittadinanza da parte dei ragazzi.
If the value of theatrical activities in schools, primary and secondary schools is in fact now widely acquired, be recognition of the value of such work within the secondary school level appears marginal. The experience developed since 2006 as part of Project LAIV – Laboratory of live performing arts, promoted by Cariplo Foundation, pointed out that the peculiarity of the theatrical experience, which is based on emotional, physical and relational growth of the individual inside a collective work, is being threatened by an institution that in many cases remains anchored to a selective vision of education and an educational process based on the success of a purely cognitive knowledge. The present essay investigates the strategies implemented by Project LAIV for greater recognition of the educational value of these experiences and their ability to affect the educational welfare and the acquisition of citizenship skills by young people.
Il saggio intende fornire alcune chiavi di lettura relative al problema della formazione nell’ambito delle pratiche di teatro sociale, con particolare attenzione al ruolo che svolge (o potrebbe svolgere) l’Università. Una questione che, allo stato attuale, presenta numerose contraddizioni. Se infatti da una parte in questi anni ultimi in alcune università italiane (Milano, Brescia, Pavia, Torino, Bologna, Roma) si sono consolidati (o si stanno attivando) percorsi formativi organici che accompagnano la sempre più ampia e articolata diffusione del teatro sociale, si tratta tuttavia ancora di iniziative isolate nel panorama nazionale e scarsamente coordinate tra di loro, sia a livello metodologico sia di contenuti; nate in molti casi come risposte obbligate ad un fenomeno che di fatto si è ormai imposto in tutto il suo spessore e la sua importanza. Salvo rare eccezioni, manca quindi tuttora, da parte dell’Università, una seria e motivata presa in carico, sotto i due punti di vista, della teoria e della pratica, del teatro sociale come forma teatrale specifica altamente rappresentativa della nostra contemporaneità.
The paper aims to provide some interpretations on the issue of education in the practice of social theatre, with particular attention to the role it plays (or could play) at the University. At present, this issue presents many contradictions. If, on the one hand, in these last years and in several Italian universities (Milan, Brescia, Pavia, Turin, Bologna, Rome) were consolidated (or are being activated) organic educational paths, accompanying the increasingly broad and diverse spread of social theatre, these are still isolated initiatives on the national scene, with little coordination between them, both from a methodological and content point of view, in many cases born as a forced response to a phenomenon that in fact has established itself in all its depth and its importance. With rare exceptions, it is still missing, on the University side, a serious and motivated care, under two points of view, theory and practice, as a form of social theatre specific highly representative of our contemporaneity.
Il Master in Teatro Sociale e di Comunità nato dieci anni fa a Torino in Piemonte è un progetto culturale di formazione, promozione culturale e ricerca scientifica nell’ambito del lavoro teatrale di comunità. Esso si qualifica non solo per l’attività didattica, che comprende un corso di Master di primo livello e numerosi percorsi di formazione permanente, ma per una costante attività di progettualità – tra ricerca e intervento – con partner territoriali pubblici e privati in ambito culturale, sociale e sanitario. Il profilo professionale promosso è quello di un operatore culturale altamente qualificato in: sviluppo del rapporto corpo-persona-ruolo; conduzione psicosociale dei gruppi teatrali; tecniche creative e linguaggi; sensibilità artistica; costruire storie e visioni sceniche; costruire reti e riti; costruire partecipazione e sostenibilità; decostruire conflitti e consumi; valutazione in itinere e ri-progettazione; capacità di lavorare in team e in partnership.
The Master in Social and Community Theatre that was born ten years ago in Turin in Piedmont is a project of cultural education, cultural promotion and scientific research inside community theatre work. It is not only qualified for the teaching activity, which includes a first level Master course and numerous continuing education courses, but a constant planning activity – between research and practice – with public and private local partners within the cultural, social and health ambits. The promoted professional profile is that of a highly qualified cultural operator in: the development of the relationship between body-person-role; the psycho-social conduction of the drama groups, creative and language techniques, artistic sensibility; construction of stories and scenic views; building of networks and rituals; building participation and sustainability; deconstructing conflicts; consumption; keeping an ongoing evaluation and re-designing; ability to work in teams and partnerships.